La conquista più difficile è quella più bella
Correva l’estate 2013, e l’isola di Capri accoglieva, come sempre, turisti provenienti da tutto il pianeta. L’opulenza era di casa…
Correva l’estate 2013, e l’isola di Capri accoglieva, come sempre, turisti provenienti da tutto il pianeta. L’opulenza era di casa come pure lo sfoggio di vestiti ultima moda da parte di ricche signore. I negozi con scintillanti vetrine tenevano incollati i nostri occhi ad un palmo da loro. I giapponesi poi facevano da padroni con le loro macchine fotografiche. Tutto sembrava perfetto e in ordine, e il mormorio composto dei passanti rendeva l’atmosfera magica e irreale.
Passeggiavamo con Clemy, mia moglie, mano nella mano, assieme al fido Alì, un saluki pelo corto color grizzly, che da quelle parti risultava essere una rarità, essendo di provenienza iraniana.
A un certo momento Clemy si allontana a mia insaputa, scomparendo tra la folla che a quell’ora del giorno era diradata per via dell’orario non di punta. Me ne ravvedo allorquando giunge alle mie orecchie un suo urlo proveniente da una comitiva di orientali, intenti a strattonarsi l’un l’altro: “Luca, Luca! Aiuto, aiuto!”.
Con un po’ di preoccupazione mi precipito per capire cosa stesse accadendo, e giunto sul luogo del misfatto, assisto a una scena tanto comica quanto singolare. Alcuni giapponesi se la stavano contendendo a fior di spintoni! Chi la tirava di qua, e chi se la voleva aggiudicare di la.
Insomma pareva non avessero mai visto in vita loro una donna dai boccoli color dell’oro, intenta a passeggiare in compagnia del suo levriero preferito. Ognuno di loro rivendicava a tutti i costi l’esclusiva di una foto in sua compagnia.
Posso assicurare il lettore che si era creato nel frattempo un capannello di folla che si godeva la scena tra l’incredulo e il faceto.
Dopo poco tempo per nostra fortuna ritornò la calma e si poté proseguire la passeggiata in santa pace. Ovviamente la curiosità era tanta e strada facendo le chiesi che cosa esattamente fosse successo. Mi rispose con il suo solito aplomb, tipico di certe nobildonne: “Mio caro, probabilmente perché stamane non sapendo proprio cosa indossare esattamente, ho optato alla fine per un vestitino da quindici euro acquistato al mercatino”…
Non sto qui a spiegare che sensazione in quel momento provassi nel vedere sgretolarsi in un attimo alcune mie errate convinzioni giovanili, retaggio di una cultura legata all’apparenza e all’immagine.
Ma poi rientrati in hotel, finalmente ebbi la soluzione all’enigmatico quesito. La donna di classe non ama i locali affollati, evita gli orari di punta e la vedi in giro quando meno te l’aspetti. È un obiettivo di difficile acquisizione, ma è la meta da cui non si deve mai distogliere lo sguardo. Seguire le mode, i locali di tendenza, inseguire i flussi, non sempre è producente.
La “caccia grossa” è preferibile compierla in disparte, lontano da occhi indiscreti e in luoghi non troppo caotici, magari nei primi giorni della settimana, evitando gli ubriacanti weekend.
Mi ritornano in mente gli insegnamenti di mio padre che ero solito accompagnare da bambino. Papà Nicola aveva coltivato l’hobby della caccia grazie al nonno Luigi ed era conosciuto in città anche perché i suoi cani da ferma, per i quali spendeva buona parte dello stipendio, erano considerati tra i più belli a Lecce.
Quando andavo con lui nelle sue battute di caccia, ci dirigevamo spesso in luoghi appartati, lontano dagli altri cacciatori della domenica, “padellari” della selvaggina facile, allevata nei pollai e liberata la sera prima.
Noi ci addentravamo nelle zone impervie e inesplorate della macchia mediterranea salentina, profumata di mirto e rosmarino. Seguivamo il cane instancabile che, curvo, col naso a terra, fiutava le tracce lasciate dalla preda in fuga e, se la fortuna ci assisteva, conquistavamo l’arduo trofeo, sudati e felici.
Nel rapporto con le donne si deve tendere a diventare dei cacciatori nel senso nobile del termine, rispettare l’oggetto del desiderio, valorizzare la fase della conquista che, nel caso di prede difficili, è molto gratificante, senz’altro più del fugace godimento che deriva dall’atto sessuale.
Come veri cacciatori dobbiamo essere selettivi e rispettosi, percorrere sentieri impervi e mirare in alto, e non considerare impossibile nessuna missione.
a cura di Luca Fiocca