Lino Banfi: ‘Mia moglie Lucia diseredata dal padre per stare con me’
Lino Banfi, presto al cinema nel film Vecchie Canaglie, ricorda i primi anni del matrimonio con Lucia: “Il padre non ci accettava come coppia e la diseredò”.
Lino Banfi nel film Vecchie canaglie
Ennesimo riconoscimento per Lino Banfi, premiato al Terra di Siena Festival per aver preso parte all’opera prima di Chiara Sani Vecchie canaglie. Il film, girato in pandemia, ha tenuto Banfi lontano dalla paura del Covid costringendolo a restare concentrato sul lavoro.
“È stata la mia salvezza,” ha raccontato l’attore alla nostra Maridì Vicedomini, “evitandomi di fare la fine dell’anziano terrorizzato che si barrica in casa con l’osessione del Covid-19. Con molto entusiasmo sono andato e venuto con il treno dall’Emilia Romagna a Roma per giorni interi, e ho fatto talmente tanti tamponi per stare sul set, che mi si sono allargate le narici”.
Per Lino Banfi è un ritorno al cinema, per raccontare la vicenda di un gruppo di anziani che vivono in una casa di riposo ma rischiano di essere lasciati in mezzo a una strada. La struttura, infatti, sta per essere venduta, allora il vecchio Walter si mette in contatto con il figlio, che lavora in America, chiedendogli aiuto. La storia offrirà l’occasione non solo di molte risate, ma anche di riflettere su un tema assai delicato come la vita degli anziani negli ospizi.
60 anni di matrimonio con Lucia
Oltre al riconoscimento che gli è stato consegnato in Toscana, Lino Banfi si appresta a tagliare un altro importante traguardo. Stavolta non parliamo di un successo professionale ma privato: i sessant’anni di matrimonio con la moglie Lucia.
Lino Banfi e Lucia Lagrasta si conobbero nel ’52, ma convolarono a nozze solo dieci anni dopo. Per i due non fu immediato farsi accettare dalle rispettive famiglie come coppia. Non tanto per la sottile differenza d’età, quanto per le disparità sociali che li separavano.
Ma Banfi ricorda:
“Ci siamo conosciuti quando lei aveva tredici anni e io quindici. Ero appena uscito dal seminario dove i miei genitori mi avevano rinchiuso per avviarmi a una carriera ecclesiastica. Lucia apparteneva a una famiglia benestante, il papà aveva un negozio di parrucchiere da donna molto bene avviato, ed era contrario alla nostra unione perché io ero poverissimo.
Quando facemmo la fuitina Lucia perse tutti gli averi familiari perché il padre la diseredò. Mi seguì a Roma dato che io volevo sfondare nello spettacolo. Per lungo tempo ha sofferto la fame con me, sostenendomi in ogni mia scelta. E io l’ho sempre rispettata, perché lo meritava. Ancora oggi, quando manco anche per un solo giorno da casa, mi telefona e con voce preoccupata ma affettuosa mi chiede: ‘Quando torni, amore?’”.
Potete leggere l’intervista integrale rilasciata da Lino Banfi al nostro settimanale, sull’ultimo numero di Novella 2000 edito da questa mattina.