Desidero dedicare un tributo all’Amicizia, sentimento di fondamentale importanza nella vita di relazione, nella crescita e nella maturazione virile, che oggi viene sempre più svilito da surrogati tecnologici della nostra società dei consumi.

Oggi il compagno fedele, custode dei nostri pensieri e dei nostri umori, è il telefonino. È lui l’unico depositario dei brevi scambi epistolari; le recondite passioni sono affidate a SMS e messaggi WhatsApp.

A volte, però, questo inseparabile compagno freddamente ci tradisce consegnandosi impunemente al nemico con il suo carico di segreti, rovinandoci a volte la vita allo stesso modo in cui ce la rende più semplice.

Non c’è più tempo per coltivare l’Amicizia, per condividere gioie e dolori, avventure, difficoltà, desideri, con una persona fidata.

Nell’estenuante luglio del 1981, mancavano pochi mesi al compimento del mio quindicesimo compleanno ed ero intento a menare il tempo con i soliti giri in Vespa, allorquando alcuni amici, con i quali trascorrevo le vacanze al mare, mi presentarono Donato.

L’incontro con Donato

Da quel giorno la mia vita cambiò radicalmente, come solo un’esperienza rara è in grado di fare.

Donato era biondo, aveva gli occhi verdi, un carattere forte e determinato, era caparbio e dannatamente bello. Mi chiese di poter fare un giro con la mia vespetta e da allora e per molti anni le nostre strade non si sono mai separate.

Io ero invece l’esatto opposto di Donato: moro, occhi cerulei, timido, introverso. Il nostro scopo non era quello di somigliare l’un l’altro, ma di vedere nell’altro il suo esatto contrario e il suo complemento. Come il sole e la luna, il cielo e la terra.

Ben presto le giovani e belle turiste del luogo s’accorsero di noi e ci soprannominarono “attenti a quei due”, richiamando un famoso serial televisivo.

Quando si passeggiava con qualcuna di loro era sufficiente un solo cenno d’intesa tra me e Donato, uno sguardo, e zac, ci scambiavamo il posto. Naturalmente il nostro simpatico gioco era finalizzato ad accontentarle, perché capivamo ben presto a chi delle due potevamo piacere.

Donato lasciava sempre scegliere a me la più carina.

Donato è, anzitutto, la mia epoca. C’incontravamo ogni maledetta estate a San Foca, e dal primo all’ultimo giorno eravamo incollati al sellino nero della Vespa 50.

L’approccio con un mezzo a due ruote è un’esperienza emozionante e allo stesso tempo unica, e facilita notevolmente l’avvicinamento all’obiettivo da perseguire.

Un incontro tra eguali

La nostra amicizia era, nella sua essenza, un rapporto tra due individui isolati, padroni di sé stessi. Era un incontro tra eguali. Anche se le nostre condizioni sociali erano diverse, noi potevamo essere amici perché c’incontravamo come due sovrani indipendenti, di uguale potere e di pari dignità.

“L’amicizia è un tacito contratto fra due persone sensibili e virtuose. Dico sensibili perché un monaco, un solitario, può essere una persona dabbene e vivere senza conoscere l’amicizia. Dico virtuose perché i malvagi hanno soltanto dei complici, i gaudenti dei compagni di baldoria, i cupidi dei soci, i politici raccolgono attorno a sé dei partigiani, i soliti sfaccendati hanno delle relazioni, i principi dei cortigiani; ma solo gli uomini virtuosi hanno amici. Cetego era complice di Catilina, e Mecenate cortigiano di Ottavio; ma Cicerone era amico di Attico”.

Voltaire

Un amico vero con cui ci si intenda alla perfezione, leale e fedele, vale più di qualunque conquista amorosa. Insieme ci si completa, si prende coraggio, l’uno trae sostegno dall’altro e in questa complicità si cementa l’eterno sentimento, sale della vita, l’Amicizia.

La conquista amorosa, l’intesa reciproca, il partner change sono soltanto dei mezzi per manifestarsi reciproca stima e affetto…