Luca Fiocca: la teoria della frisa e dell’aragosta
Meglio ostriche e champagne o una frisella in semplicità per conquistarla alla prima cena? L’importante – dice Fiocca – è essere autentici
L’innominato, spietato playboy della riviera ionico-salentina vincitore per alcuni anni consecutivi dell’ambito premio del “medagliere estivo gallipolino”, e insignito, quindi, della medaglia di platino al valore per meriti extra sportivi, mi ripeteva con insistenza una sua convinzione: “Sulle più alte vette vige la solitudine: l’aquila è sola, le pecore sono in gregge”.
Chi meglio di lui, un eremita dall’approccio facile, poteva testimoniare a favore di tale affermazione senza timore d’essere mai smentito?!
Di sua ideazione l’originale teoria della frisa e dell’aragosta. Un uomo elegante, magari con abiti griffati, Rolex al polso e auto sportiva, invita a cena una donna in un ristorante raffinato, e lei accetta. Nessuno dei due ha dubbi sul fatto di piacere all’altro: lei perché è stata invitata, lui perché il suo invito è stato accettato.
Questo però non implica automaticamente che alla tavola debba seguire il letto. Può accadere come può anche non accadere, a tavola lui si gioca le sue carte, ma probabilmente l’amico Fritz va in bianco per non essere stato affabile e alla mano.
Un altro, apparentemente più sfigato, invita a casa un’amica, le offre semplicemente una frisa (tipico pane biscottato pugliese condito con olio, sale e pomodorini freschi), la diverte col suo fare simpatico e socievole e raggiunge il suo obiettivo.
Signori cari, prima di partire in quarta con cene a base d’ostriche e champagne, fermatevi un attimo a pensare se non è il caso di offrire una semplice frisa al pomodoro.
L’assioma cena-letto non è sempre valido. A volte ci vuole poco per colpire una donna, senza bisogno del canto ammaliatore di una bella e costosa macchina sportiva.
Cerchiamo di comportarci piuttosto in funzione della donna del desiderio che abbiamo di fronte in quel determinato momento e, se cena a base d’aragosta dev’essere, che lo sia, ma a condizione che dall’altra parte del tavolo segga una donna alla quale piaccia quel tipo di cena.
La morale di questa storia non è solo che la scelta della strategia deve essere adeguata alla donna che stiamo corteggiando, quanto che è più importante l’essere dell’apparire.
Dobbiamo conquistare con il fascino, i modi, la voce, la galanteria. Essere interessanti non vuol dire avere una grossa macchina e andare nel ristorante più chic.
Questo modo distorto di pensare è tipico della nostra società basata sul denaro e sul consumo, in cui non si fa più attenzione ai valori dell’Uomo.
Peraltro, una conquista fatta con tali mezzi (con i soldi) è conquista del portafoglio e non nostra.