La lettera di Marco

Proseguendo la sua lettera, Marco Bellavia ha aggiunto:

“E ho capito, attraverso il vostro disagio, di essere riuscito in qualcosa di grande. Mettere a disposizione di chi ci guardava la mia esperienza di vita e debolezze. I miei stessi demoni. Volevo lanciare un messaggio, quello che solo insieme si può soffrire di meno, condividendo un messaggio possiamo rendere un dolore meno pesante e insopportabile. Di fronte alle immagini che lunedì sera scorrevano davanti ai vostri occhi alcuni di voi erano imbarazzati, altri indifferenti, alcuni pietrificati dal dolore”.

Infine Marco Bellavia afferma:

“Vi siete accorti d’un tratto di quello che avevo provato e di quello che era successo e che alcuni di voi avevano fatto. Un pugno nello stomaco. Tranquilli. Non giudico nessuno. I giudizi aspettano solo a Dio e alle nostre coscienze. Però presto ritornerò a guardarvi negli occhi, per un confronto sereno che aiuti a costruire e a completare il messaggio che volevo lanciare. Non c’è bisogno di fuggire dalla Casa come qualcuno ha fatto e di rimanere come se nulla fosse successo, come qualcuno di voi continua a fare. C’è bisogno di dialogare, di condividere. Se poi guardandoci negli occhi qualcuno li abbasserà, non sarà colpa mia. Vi abbraccio. Marco”.

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