Marco Zappulla: l’emozione e la musica nel DNA
Marco Zappulla si racconta a Novella in vista del suo primo live teatrale a Napoli: la famiglia di artisti e i sogni nel cassetto
Marco Zappulla, figlio d’arte, giovanissimo decide d’intraprendere la carriera musicale seguendo le orme del padre Carmelo.
“Sono cresciuto davvero con pane e musica, come si suol dire – confida Marco – e ho sempre amato la musica e il teatro, lo definisco il mio habitat naturale”.
Il rapporto con papà
Quanto ha influito il tuo papà in questa scelta?
“Papà sicuramente ha influito attraverso il DNA, credo che sia partito tutto da lì”.
Il consiglio più importante che ti ha dato?
“Il consiglio più importante che mi ha dato è quello di rimanere sempre con i piedi ben saldi per terra, e continuare a essere il ragazzo umile che sono, di lasciar decidere al pubblico se proseguire su questa strada musicale o fare altro. Grazie a Dio finora il pubblico mi ha apprezzato”.
Musicalmente parlando, è severo con te?
“È un giudice molto severo, un perfezionista”.
Essere figlio di Carmelo Zappulla è più un vantaggio o uno svantaggio per te?
“È sicuramente un buon biglietto da visita. Il cognome può suscitare curiosità, poi naturalmente subentra la meritocrazia. Devo ammettere che non sempre è un vantaggio. Anzi, il più delle volte è una grande responsabilità. Il pubblico è portato a fare purtroppo dei paragoni, ma devo dire che finora il giudizio è stato positivo”.
Una famiglia di artisti
Descrivi la tua musica in tre parole.
“Io canto l’amore”.
Ultimamente hai duettato con tuo papà e tuo fratello. Com’è nata questa esperienza e il brano che avete cantato insieme?
“La canzone è stata scritta da mio padre diversi anni fa, arrangiata dal maestro Tufano, e nasce come progetto solista. Poi, in un secondo momento, abbiamo deciso di inserire una strofa di mio fratello Massimo, in arte Baladista, poiché anche lui canta. Anche se un genere completamente diverso da me e mio padre, difatti è un rapper. Mio fratello gemello Luca, invece, è il mio manager ed è praticamente la mia ombra, infatti insieme scegliamo il mio percorso artistico.
Ritornando al brano, un giorno in cui ero particolarmente ispirato mi sono chiesto: ‘E se una strofa la cantasse papà?’. Così gliel’ho proposto e mi ha risposto subito di sì. Non era la prima volta che cantavamo insieme, ma è pur vero che è sempre emozionante cantare con lui. Al di là che è mio padre, per me è un modello artistico da seguire”.
Cosa sogni per la tua carriera musicale?
“Sogno di trasmettere al mio pubblico le emozioni che sento, e calcare i più grandi palcoscenici del mondo”.
Il tuo primo live a teatro a Napoli: quanto sei emozionato?
“A marzo ci sarà il mio primo concerto a Napoli in teatro, anche perché di live ne faccio tanti in giro per la regione e non solo. Sono emozionato sempre, l’emozione è fondamentale nel mio lavoro, è il motore portante. Quando non ci sarà più l’emozione allora poserò il microfono e mi dedicherò ad altro”.
a cura di Barbara Carere