Marina Mincuzzi: ispirazioni, prospettive e inquadrature dal mondo
Roma, Venezia, Milano, Berlino, Vienna, Barcellona fino a New York: storia di un’autrice celebrata dall’Atlante dell’Arte Contemporanea 2024
Il sangue bizantino degli insigni antenati ribolle nelle vene di Marina Mincuzzi, temperamento dinamico, sacerdotessa del culto di una Bellezza tout court, dalla moda al design, dalle arti applicate alla pittura e alla fotografia.
Come custode di una Techne (Τέχνη) antica, la Nostra dimostra una perizia professionale sublimata dai tempi lenti: nell’atelier il processo creativo si avvolge nelle vesti del silenzio fino a divenire una dotta riflessione di estetica, i cui risultati sembrano essere riflesso di una soavità metafisica.
Nascono in tal guisa gli Art Texture Mosaics – sfavillanti manufatti da ammirare su tela o al collo, al polso di una donna, preziosi per il distillato di abilità, energie e tempo profusi. La loro fruizione diviene dunque un privilegio.
Ma seguire gli sviluppi di un’autrice complessa come Marina Mincuzzi comporta repentini cambi di ritmo: se dalla lentezza della lavorazione nascono tesori di luce e bagliori divini, nella fotografia il tutto si condensa in un momento, in un’istantanea.
In questo caso, l’artista si rende artefice di una produzione che plasma l’ambiente circostante con tutti gli strumenti a disposizione: campi, tagli, inquadrature, etc. Fuggenti e labili, una volta carpiti i lacerti di tempo divengono scatti granitici e monumentali, fulgidi esempi di uno stile senza eguali.
Essere artista è una vocazione, un’esigenza intima e insopprimibile. In che modo avverte il peso di tale condizione?
“È un lavoro che mi assorbe dalle otto alle dieci ore al giorno, sebbene abbia l’impressione che non venga valorizzato nella vita di tutti i giorni. Nella società odierna c’è poco spazio per l’arte e per gli artisti, soprattutto in determinate aree geografiche. Non è infrequente che mi senta sola e non compresa per ciò che faccio: agli autori di arti visive non viene riconosciuto il giusto valore. E non intendo solo economico”.
Come ha catalizzato l’attenzione del pubblico e degli addetti ai lavori?
“Il mio percorso mi ha fatto appassionare ai social internazionali. Sono stata una delle prime a usare YouTube e ciò mi ha dato grandi soddisfazioni: mi ha fatto conoscere dove non avrei potuto essere; poi sono stata inserita su EyeEm Berlin, che collaborava con Getty Images: ho cominciato così a presenziare a eventi in Europa e Oltreoceano, portando i miei lavori in diverse mostre di prestigio”.
La sua figura artistica si caratterizza per l’eclettismo. Cosa la spinge a intraprendere diverse sperimentazioni invece di concentrarsi in un’univoca direzione?
“Il mio percorso inizia all’Istituto d’arte. Qui ho imparato a sperimentare tutte le tecniche inerenti le arti visive. La mia innata curiosità e la possibilità di potermi esprimere attraverso infiniti modi mi affascina; non amo incasellarmi in una direzione univoca e amo viaggiare sulle ali della libertà che l’arte mi ha fornito. In questo modo posso lavorare in autonomia, senza mai annoiarmi”.
a cura di Ariadne Caccavale