Una gallina dalle uova d’oro. Questo era diventata Michelle Hunziker nelle mani della pranoterapeuta Clelia e della sua setta. Il nome è di fantasia, ma il riferimento a Giulia Berghella, la sensitiva che un tempo frequentava, è immediato. Un’esperienza che la moglie di Tomaso Trussardi ha deciso di raccontare in un libro appena uscito per Mondadori, Una vita apparentemente perfetta (quasi un’autobiografia con pennellate di fiction). Michelle rievoca quel periodo, alla fine degli anni ‘90, in cui in apparenza era in cima al mondo, ma in realtà covava dolore e insoddisfazione: «Ero la compagna di Eros Ramazzotti, la mamma di Aurora, ma al mattino controllavo lo stato del cuscino per scoprire che era diventato biondo». La bella, famosa, ricca Michelle perdeva i capelli. A ciocche.

Un disturbo del corpo e della mente che nessuna terapia riusciva a curare. Ed è allora che entra in scena Clelia. Una donna che «catturava per la bellezza e la purezza. Era un fi ore pericolosissimo». Un fiore velenoso che strega Michelle, plagiandola: «Ero la pedina di un disegno superiore, ero una “guerriera della luce”, ma dovevo espiare i peccati commessi». Carezze e punizioni, bastone e carota, come quel Natale trascorso in solitudine per ordine di Clelia: «Passare da sola la sera in silenzio, davanti all’albero, a riflettere». Poi, nel 2006, la fuga dall’incubo,
l’uscita dalla setta. Uno strappo doloroso: «Ho sofferto di attacchi di panico e per anni ho creduto sarei morta per soffocamento, come aveva previsto la setta». E ora? «Non ho rancori. Ho scoperto la fragilità della setta», un progetto dissolto sotto i suoi occhi. «Vorrei dire ai ragazzi dell’età di Aurora di credere negli affetti veri e che il maestro di te stesso sei solo tu».

Di Carlo Farocciotti

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