Addio a Sandro Mayer: Roberto Alessi ricorda il collega e l’amico con una lettera
Il direttore di Novella 2000 Roberto Alessi ricorda il collega Sandro Mayer alla notizia della sua morte. Dagli esordi in…
Il direttore di Novella 2000 Roberto Alessi ricorda il collega Sandro Mayer alla notizia della sua morte. Dagli esordi in Rizzoli alla passione per il lavoro e la famiglia.
La morte di Sandro Mayer ha significativamente scosso il mondo del giornalismo italiano. Tra coloro che hanno manifestato la più profonda commozione c’è stato anche il direttore di Novella 2000 Roberto Alessi. Questi ha appreso la notizia della morte di Sandro Mayer attraverso un comunicato letto in diretta televisiva da Eleonora Daniele a Storie Italiane. Impossibile per lui trattenere le lacrime, prima di regalare all’amico un ultimo ricordo affettuoso della loro storica collaborazione con la lettera che segue.
Roberto Alessi ricorda Sandro Mayer: la lettera del direttore di Novella 2000
“Ciao Sandro, questa è una lettera che non avrei mai voluto scrivere, e te la scrivo ora che te ne sei andato. E’ inutile qui ricordare a chi ci legge che sei stato forse il più grande direttore popolare italiano. Direttore che ha insegnato a tutti noi – e parlo da giornalista – come si scrive, come ci si rivolge alla gente e il rispetto profondo che bisogna sempre avere per i lettori. Mi hai sempre insegnato che il nostro vero editore è il lettore, perché è lui che va in edicola, spende i suoi soldi e compra il giornale dandogli fiducia. E questa fiducia non va mai tradita.
Ma qui voglio ricordare anche la mia esperienza personale con te, al di là del lavoro. Tu mi hai dato tanto. E grazie a quello che mi hai fatto fare nel corso della nostra lunghissima carriera ho mantenuto la mia famiglia. Anche grazie al lavoro che tu mi hai consentito di svolgere sia per Gente sia per DiPiù, ho comprato una casa.
E’ sempre stato un mio orgoglio essere oggi direttore di Novella 2000 e pensare che tanti anni fa lo fosti anche tu. E ti ricordo bene, ci eravamo appena conosciuti e ti vedevo tra i corridoi della Rizzoli.
Tutti avevano un po’ paura di te, perché facevi dei cazziatoni incredibili. Poi tu me ne hai fatti tanti, dopo. Ma ogni cazziatone era giustificato, ed era come andare a fare una lezione universitaria, un master di giornalismo.
Lavorare con te era veramente un master, perché tu sei sempre stato un grande maestro. E sei sempre stato anche un grande padre di famiglia e un ottimo marito.
Daniela, tua moglie, è stata una donna fortunata a dividere la sua vita con te. E Isabella, tua figlia, è un’ottima giornalista che ha avuto la fortuna di averti non solo come direttore ma specialmente come padre.
E come nonno, recentemente ci siamo visti e ti ho chiesto ‘Sandro, usciamo una sera?’. Anche Daniela avrebbe voluto, magari andare a mangiare una pizza al Santa Lucia che era vicino a casa tua. E tu hai detto: ‘Ma la sera noi rimaniamo col nostro nipotino’. Questo sei tu, e non ti sei mai scostato neppure un centimetro da quel che sei sempre stato. Un grande lavoratore, un uomo appassionato del suo lavoro, dei suoi giornali e soprattutto della sua famiglia“.