Peccato che il morto (anzi la morta) ci sia scappata davvero…
E’ stato il caso più controverso e seguito di tutti gli anni 90 quello che ha visto il campione sportivo e stra di Hollywood O.J. Simpson imputato dell’omicidio della ex moglie. E oggi, anzi per la precisione ieri sera, è tornato alla ribalta sul canale Fox, che ha trasmesso la prima puntata della serie tv American Crime Story.
L’idea è quella di ripercorrere in una batteria di serie televisive i grandi fatti di cronaca accaduti negli USA, già sappiamo che dopo la prima dedicata appunto al caso Simpson toccherà alla vicenda dell’uragano Katrina.
Ma torniamo a O.J. : il cast è notevolissimo con nomi dal calibro di Cuba Gooding Jr e John Travolta, la fotografia ha quel vago sapore vintage che ci catapulta immediatamente nella televisione di quegli anni, tutto sembra essere stato appena cotto e servito direttamente dalla macchina del tempo.
La storia è reale e quindi credibile, articolata nei suoi intrighi e con dinamiche anche private riscostruite con grande maestria.
Eppure c’è qualcosa che rimane incompiuto, un vago profumo di insoddisfazione nell’aria che impedisce allo spettatore di abbandonarsi totalmente alla narrazione dimenticando di essere nel 2016 e sospendendo il proprio salotto in una bolla spazio-temporale isolata dallo spazio e dal tempo.
E sapete cos’è? E’ O.J. Simpson il punto debole della propria storia: il personaggio reale infatti era talmente conosciuto, amato, osannato sia per le sue performance sportive  (in patria soprattutto) che per quelle cinematografiche (come non citare il successo planetario di “una pallottola spuntata” ?) che risulta molto difficile identificare la sua persona con il volto di un altro uomo. Bravissimo attore, per altro, ma molto, troppo diverso dal personaggio reale per poterne prendere il posto nell’immaginario collettivo.
Per lo meno per la prima puntata e per chi come il sottoscritto quegli anni e quella vicenda li ha visti accadere in televisione, con i veri volti dei veri protagonisti. E qui si innesta il secondo mistero di Simpson: la vicenda è datata 1994, un tempo sufficientemente lontano da aver consegnato il plico nelle sagge mani della storia, ma non abbastanza lontano da averla consacrata in qualche modo nel mito. Chi, da qeusta parte dell’oceano,  in quegli anni aveva vent’anni ricorda di averne sentito parlare, ma chi vent’anni li ha oggi che cognizione avrà dell’accaduto? Certo in America Simpson era un mito sportivo paragonabile al nostro Maradona, ma se già in Europa la percezione della sua esistenza era dovuta più alla carriera di attore che a quella di sportivo il tempo trascorso dalla sua scomparsa dalle scene (le sue vicende giudiziarie non si sono limitate all’accusa di omicidio della ex moglie, dalla quale è uscito indenne) che effetto ha avuto ? In parole povere i “giovani d’oggi” lo sanno chi è O.J. Simpson o corriamo il rischio che pensino sia un parente dell’omonimo e certamente famosissimo Bart?
Chissà. Vedremo se la potenza della vicenda soffierà via questi dubbi come polvere da una vecchia foto. E chissà se prima o poi vedremo realizzato un prodotto simile su casi tutti italiani, come ad esempio il delitto di Cogne.
Già immagino una Anna Maria Franzoni, emiliana trasfertita in val d’Aosta, magistralmente interpretata con imprescindibile accento romano…. Quello sì sarebbe un successo anche in America!
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