Budapest (Ungheria), marzo

Sono alto e ben “dotato”, ma anch’io ho dovuto faticare per piacermi e coltivare la mia autostima». Con la disarmante sincerità e semplicità cui ci aveva abituato lo scorso anno durante l’Isola dei famosi 10, Rocco Siffredi ha aperto ai telespettatori le porte della tenuta vicino Budapest per Casa Siffredi. Un po’ Casa Vianello, un po’ The Osbournes, il programma, in onda su La5 dal 17 marzo, è un’immersione nella vita, stravagante ma non troppo, del re dei film hard. Siffredi compare insieme con la moglie Rozsa e ai figli Lorenzo, 19 anni, e Leonardo, 16, per dimostrare che una carriera particolare e i valori della famiglia possono comunque convivere.

 

Rocco, come nasce Casa Siffredi?

«Volevo far entrare le persone nella nostra quotidianità, far capire quanta normalità ci sia nella vita di una persona che fa un lavoro particolare come il mio. Questa sfida di raccontarci nella nostra realtà di family, come dico io, mi piaceva, mi divertiva».

 

Lei e Rozsa siete insieme da 23 anni, e nel frattempo lei nei film ha avuto oltre 5 mila partner. Come si conciliano le due cose?

«Mia moglie e io siamo molto innamorati dal primo istante in cui ci siamo visti a Cannes, molti anni fa. L’amore fa sì che gli altri, anche se li hai vicino, non li vedi nemmeno. E poi matrimonio e lavoro sono due cose molto separate».

 

Possibile che in una professione come la sua non ci sia il rischio di innamorarsi di una collega?

«Il rischio di innamorarsi c’è, e lo correvo da single, anche se ho sempre avuto ben chiari con me stesso i limiti che non dovevo superare per proteggermi sentimentalmente. Prima di incontrare Rozsa mi era capitato di avere storie con attrici hard, ma diventava un inferno se poi avevi scene con un’altra ragazza con cui sembravi più “coinvolto”. La gelosia era incontrollabile. Con Rozsa però c’è un rapporto d’amore fortissimo, tanto che il vero problema sono state sempre le altre, che si innamoravano di me non corrisposte».

A un certo punto lei aveva anche deciso di smettere di girare film hard.

«Avevo provato perché, in cuor mio, mi sono sempre sentito in colpa con Rozsa per il mio lavoro. Nonostante la mia professione sono pur sempre un italiano, abruzzese, che crede nella famiglia regolare. Quando ho tentato di stare lontano dal set, però è stato un incubo. Come non recitare per un attore o non giocare per un calciatore. Sono finito per andare con delle prostitute. Alla fine ho ricominciato».

 

Che padre è per i suoi figli?

«Ho cercato di essere un padre normale, di non nascondere a Leonardo e Lorenzo la mia professione, ma di lasciare che scoprissero la verità e magari i miei film da soli, come fanno tutti gli adolescenti quando, in modo più o meno casuale, si imbattono nell’hard».

 

Nessun imbarazzo anche a scuola, con gli amici?

«No, ma questo anche perché viviamo in Ungheria, dove la mentalità è più aperta. Inoltre non bisogna sottovalutare il fatto che essere figlio di un pornodivo uomo è meno disturbante che essere figlio di una pornostar donna. Credo che i figli di Eva Henger in Italia abbiano sofferto di più, a causa di un certo maschilismo, ancora molto vivo».

 

Ha mai dato qualche consiglio ai suoi figli, di quelli da uomo a uomo?

«No, per carità. Hanno parlato molto più con la loro madre di queste cose. Il grande, Lorenzo, è fidanzatissimo da quattro anni e, anche quando viene sui set dei film che produco o dirigo, nemmeno si accorge di tutte le ragazze che lo desidererebbero da morire. L’altro figlio mostra più interesse all’argomento “femmine”».

 

Sarà forse Leonardo a riprendere la tradizione di famiglia?

«Posso solo dire che in quello è più che dotato».

 

L’intera intervista di Valentina Tocchi è pubblicata sul settimanale Visto numero 13