Da diciotto anni tutti la conoscono con il nome di Tea, l’infermiera di Un medico in famiglia del famoso poliambulatorio romano. Ma Rosanna Banfi è stata anche la figlia del vigile Urbano Tommasi, interpretato da suo padre Lino, nella prima e indimenticabile fiction televisiva italiana alla fine degli anni Ottanta intitolata Il vigile urbano. «Era preoccupatissimo la prima volta che abbiamo recitato insieme», ha raccontato l’attrice a Visto. «Poi si è tranquillizzato».  Rosanna  ha recitato in tv molto spesso insieme a suo padre, senza mai volergli pestare i piedi e imparando da lui i trucchi del mestiere. Non ha mai pensato, nemmeno per un istante, di ottenere il suo successo.

Sposata da venticinque anni e con due figli, anche Rosanna non sa rinunciare alla famiglia modello Martini. Perché, in casa Banfi, come in Un medico in famiglia, molte decisioni importanti vengono prese a tavola. Ne è un esempio l’ultima trovata di Nonno Libero, che aprirà nel 2017 un ristorante di specialità pugliesi, scelte personalmente, con il marchio Bontà Banfi. «Certamente non si metterà ai fornelli», ha assicurato Rosanna. Che non ha dubbi: «Almeno in cucina lo batto a occhi chiusi».

Rosanna nel 2009 ha iniziato la sua battaglia contro il cancro al seno, che ha vinto con tanta forza. Da quel momento è sempre stata vicino a tante donne colpite dalla stessa patologia, diventando testimonial di Komen Italia, l’associazione che opera nella lotta contro i tumori. Anche per questo motivo non ha gradito le ultime dichiarazioni di Eleonora Brigliadori sulla chemioterapia, che ha giudicato impropriamente inutile per combattere la patologia.

Da vigilessa a infermiera. Sono passati 27 anni.

«Il vigile urbana è stata la mia prima grande opportunità in televisione. Ma è stata anche la prima serie che ha inaugurato in Italia l’arrivo delle fiction. C’erano solo, all’epoca L’ispettore Derrik, La signora in giallo. Poi siamo arrivati noi».

 

E’ stata la prima volta che ha recitato con suo padre?

«In assoluto la prima volta che ho recitato con lui è stato in Grandi Magazzini. Inutile negarlo che mi ha portato lui sul set. Esperienza bella perché con tantissimi attori famosi come Placido e altri. Fu la prima volta che padre e figlia sono apparsi in tv. E subito dopo arrivo la serie sul vigile».

 

Ed essere figli di un grande attore non è sempre facile…

«Ti rimane sempre addosso quando hai un padre o una madre che è un’icona. Per salvarti devi cercare di crearti una nicchia. Ed è quello che ho fatto. Non ho mai pensato di arrivare alla celebrità di mio padre».

 

Le ha mai dato fastidio essere paragonata ad una donna  più fortunata perché figlia di Lino Banfi?

«Da giovane mi faceva irritare questa cosa. Infatti dicevo spesso: “Vi dimostrerò, v farò vedere io…”. Poi col tempo le cose cambiano. Mi va bene così. Perché ho un padre amatissimo e la mia carriera più piccola della sua mi basta».

 

Com’è suo padre sul set quando c’è lei?

«All’inizio era in ansia. Aveva il terrore che sbagliassi. Mi dava suggerimenti. Ora siamo complici sul set».

 

Tantissimi anni di Un medico in famiglia che le ha dato molta popolarità.

«Gli anni sono passati. E’ cambiata la famiglia: si è allargata, alcuni sono andati via. Altri sono rimasti. Quando ho iniziato ero incinta di mio figlio. Che ora è all’università.

 

 

 

 

 

Agli occhi dei telespettatori sembrate una famiglia vera.

«Certo. Ma non lo siamo. Non ci sentiamo durante l’anno. Però quando giriamo, conoscendoci da tanto tempo (da 18 anni), c’è tantissima complicità. Papà ha trattato sempre come nipoti tutti gli attori. Pensate che quando Eleonora (Annuccia nella serie tv) era piccola le dava la domenica 5 euro di paghetta. Proprio come faceva con i miei figli. Era tenerissimo».

 

Con i suoi genitori, sposati da 54 anni, che rapporto ha?

«Mia madre è stata la mia prima fan in assoluto. Spesso pensavo: “Non posso fare un altro film con papà”. E lei mi incoraggiava a farlo. Mi ha sempre protetto, ma con discrezione e senza mai apparire».

 

 

Anche lei è legata alla Puglia?

«Sono nata lì, a Canosa. Ma a tre mesi ero già a Roma. E’ un amore che mi ha trasmesso papà. Che era severo: un vero padre meridionale di un tempo. Era gelosissimo quando ero adolescente. Con papà e mia figlia apriremo un ristorante  Prati (siamo in trattativa per un locale) con tutti prodotti pugliesi. Si chiamerà Bontà Banfi e papà ha voluto metterci il suo marchio doc. L’anno prossimo quei prodotti arriveranno nei supermercati»

 

E questa idea com’è nata?

«A tavola. Perché spesso quando ci riuniamo parliamo, come una vera famiglia, anche di progetti e lavoro. Papà vuole lasciarci qualcosa. E questo è un bellissimo progetto. Poi ha compiuto da poco 80 anni, ma ha un’energia fortissima».

 

Si metterà dietro ai fornelli?

«Quello no. Perché non è bravissimo. Ci sarà mia figlia con altre persone».

 

Perché lei lo batte?

«Si. Posso dirlo. Prima cucinava di più quando andavamo in campagna. Adesso meno. Ma lo batto ai fornelli».

 

Lei ha sconfitto il cancro al seno. Giorni fa Eleonora Brigliadori si è scagliata contro chi fa la chemio.

«Trovo delinquenziale dire cose simili. Senza fondamenti scientifici, offendendo chi si sottopone alla chemioterapia. E queste persone come possono sentirsi? Io ho sconfitto il cancro con la chemio. Poi ognuno è libero di fare quello che vuole».

 

 

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