A Scuola di Seduzione con Barbara Fabbroni: uomini in abiti femminili
Barbara Fabbroni ci spiega perché certi uomini amano vestirsi da donna nella rubrica Scuola di Seduzione nell’ultimo numero di Novella…
Barbara Fabbroni ci spiega perché certi uomini amano vestirsi da donna nella rubrica Scuola di Seduzione nell’ultimo numero di Novella 2000.
Barbara Fabbroni registra una delle ultimissime tendenze del mondo maschile, vale a dire il desiderio di esprimere la propria parte femminile. Lo fa nell’abituale appuntamento con la rubrica settimanale Scuola di Seduzione, che potrete trovare in edicola nel nuovo numero di Novella 2000. Sulle colonne di Scuola di Seduzione Barbara Fabbroni prende ad esempio pratico il caso di Conchita Wurst, che ha recentemente rivoluzionato il proprio look.
Cosa c’è davvero dietro il bisogno del mondo maschile di esprimere fino a tal punto se stessi? Lo scopriamo leggendo insieme alcuni estratti dal contributo di Barbara Fabbroni nella rubrica Scuola di Seduzione della settimana.
Scuola di Seduzione: Barbara Fabbroni sul caso Concita Wurst
“Femminile e maschile sono due forze che si rinforzano a vicenda e che concorrono allo sviluppo della personalità di ciascun individuo. In alcune persone può accadere che i tratti femminili siano più dirompenti di quelli maschili tanto da non essere contenuti, così si può creare un’ambivalenza evidente allo sguardo dell’altro. È una necessità di esprimersi anche in vesti differenti dal proprio genere.
Esempio: Conchita Wurst, giovane cantante austriaco, che si è proposto cinque anni fa come ‘drag queen’ dal sapore squisitamente vittoriano. L’epoca vittoriana, fatta di contrasti e stranezze, di regole ferree e di grandi trasgressioni, è quella che regala gli ‘impersonatori femminili’, o meglio gli uomini travestiti da donne. Il risultato è perturbante: un misto di attrazione e curiosità, di passionalità e seduzione.
La ‘donna barbuta’ crea nell’immaginario e nella realtà una confusione tra desiderio rivolto a se stessi e desiderio rivolto all’altro. Con Conchita abbiamo l’esempio di un maquillage in superficie che dà vita a un’immagine perturbante. È l’urlo del desiderio di libertà: libertà ‘nel’ legame con l’altro e con se stessi. Un legame intenso, profondo, significativo che è la liberazione della propria natura fatta di bianco e nero, giorno e notte, sole e luna, maschile e femminile.
Conchita Wurst e Tom Neuwirth (vero nome di Conchita) condividono lo stesso corpo, la stessa mente, le stesse passioni, la stessa determinazione nel gestire la carriera artistica, la stessa voglia di esistere nonostante l’ambiguità. Sono una persona sola che si esprime in due maniere differenti, due facce della stessa medaglia.
Dietro ogni grande uomo c’è una grande donna. Qui è esattamente il contrario: dietro una grande donna c’è un grande uomo. Perché di fatto è Conchita ad avere successo. Basta leggere Io Conchita. La mia storia per comprendere l’immensità che si racchiude in lui che si mostra al pubblico come una lei…
Concita è femmina sul palco, seduttiva, accattivante, sinuosa, perfetta nel suo stile. È maschio nella vita e nulla sembra turbare la sua esistenza, anche se i tempi non sono stati sempre semplici e fluidi. ‘La mia vita è perfettamente divisa tra Conchita e Tom’.
Barbara Fabbroni in Scuola di Seduzione: l’ambivalenza nell’interiorità maschile
Dal suo esordio sono passati cinque anni, oggi Tom Neuwirth cambia immagine, stile musicale. Appare irriconoscibile rispetto al passato. Addio alla fluente chioma mora e alla barba bruna. Adesso si presenta con i capelli biondi corti, barba in tinta, un personaggio androgino che alterna sinuosi movimenti femminili, con tacchi a spillo vertiginosi, ad atteggiamenti fortemente virili.
L’ambivalenza si fa ancora più sottile, la confusione per coloro che guardano è più intensa, l’immaginario che stimola ha significati più profondi, c’è un misto di attrazione e imitazione. Una trasformazione netta, dove non c’è più traccia neppure del make-up marcato e delle acconciature voluminose che l’hanno caratterizzata fino ad ora.
Dall’eccesso al minimal. Come se il bisogno fosse quello di cercare un’interiorità fatta di ambivalenza che mostra nonostante l’immagine maschile il suo lato spiccatamente femminile.
Questa creatura androgina ci ha abituato a colpi di scena imprevedibili e al tempo stesso autentici, vissuti con totale partecipazione.
Stefano Ferri, scrittore, ama vestirsi da donna nonostante abbia una famiglia e non sia gay. Stefano ama le donne e dice: ‘Non sono mai stato attratto da un uomo’. In lui coabita una parte femminile che ‘ha bisogno di prendere a prestito il suo corpo, cioè il mio, quello di Stefano, per esistere. Io, questa donna, la vedo quando mi guardo allo specchio’.
Il suo è stato un percorso lungo e faticoso, ma poi ha deciso di non nascondersi più, di essere se stesso fino in fondo.
In tutto questo palcoscenico di vite emerge solo una cosa: la voglia di vivere ed essere solo se stessi!”