A Scuola di Seduzione con Barbara Fabbroni: intervista a Ninetto Davoli
Ninetto Davoli in un’intervista di Barbara Fabbroni per Scuola di Seduzione: dall’esperienza a Ballando allo storico incontro con Pier Paolo…
Ninetto Davoli in un’intervista di Barbara Fabbroni per Scuola di Seduzione: dall’esperienza a Ballando allo storico incontro con Pier Paolo Pasolini.
“Se ho scelto di fare Ballando con le stelle, lo devo a Milly Carlucci, che mi ha voluto a tutti i costi. All’inizio ero un po’ perplesso. Come ho detto anche a Milly, quando iniziò questa trasmissione dicevo: ‘Ma che bello! Quanto mi piacerebbe essere chiamato’. E Milly ora mi ha risposto: ‘Be’, Ninetto, ti abbiamo chiamato adesso’. ‘Ho capito, ma son passati quindici anni! Io ho quindici anni in più!’, le ho risposto… Tuttavia sono contento di esserci perché è una trasmissione pulita, bella, divertente, gioiosa. Mi piace, mi piace molto”.
Ama ballare? Ha mai ballato prima?
“Onestamente no! Non amo ballare, semplicemente perché non ho mai ballato. Ho ballato da ragazzino, quei balli che si fanno da giovani, il cha cha cha, il twist, ma non mi sono mai ritenuto un ballerino. Devo ammettere che questa esperienza mi sta stimolando”.
Come si è preparato?
“Sto cercando di prepararmi, poi bisogna vedere la conclusione. Ce la sto mettendo tutta per essere pronto a fare la mia parte, la mia ‘porca figura’. Credetemi, ce la sto davvero mettendo tutta. Quello che verrà fuori non lo so, comunque sia è bello esserci, partecipare poiché è una trasmissione molto valida. Far parte di questo gioco alla mia età devo dire che è molto stimolante”.
Cosa si aspetta da questa partecipazione?
“Io non mi aspetto niente, ma alla fine sono sicuro che potrò dire: ‘Be’, me so’ divertito!'”.
L’incontro con Pasolini
Spesso i grandi percorsi nella vita iniziano con incontri speciali. Qual è stato il suo?
“L’incontro più speciale, lo sanno tutti, è quello con un personaggio come Pier Paolo Pasolini. È stato non solo un incontro speciale, ma qualcosa di più, un incontro fondamentale per la mia vita. Pasolini non solo è stato importante, ma tanto, tanto di più”.
Quell’incontro segnò la svolta, un cammino inaspettato sotto le luci di Cinecittà, l’incontro con personaggi famosi, con il mondo della Dolce Vita, ma soprattutto un’amicizia speciale, lunga tredici anni. Lo scrittore, regista, poeta, intellettuale “mi ha rappresentato, tutto qui… È la cosa più grande che abbia fatto per me. Ha portato il mio mondo sul grande schermo”.
Pasolini, il cinema… la sua vita cambia?
“Altro che se cambia! Certo che è cambiata. Per uno che ha sempre vissuto nella periferia romana, nelle borgate, aver incontrato Pier Paolo, che ha iniziato a farmi far cinema, ha portato uno stravolgimento radicale, tutto è cambiato. Altro che se è cambiata la mia vita”, ripete commosso come se questo ricordo lo riportasse nel lì e allora che tanto gli manca.
Pasolini ha segnato la sua vita. Quali sono stati i momenti indimenticabili?
“È stato il primo impatto che ho avuto con lui, e poi aver lavorato in Uccellacci e uccellini con Totò. Quella fu la mia prima esperienza lavorativa”.
Cosa ricorda di quel primo momento?
“Ricordo qualcosa di magico. Tutto iniziò con una carezza sul capo, la prima volta che mi vide e io non sapevo nemmeno chi fosse. Me lo presentò mio fratello, dicendomi: ‘Ninetto, questo è Pasolini’. E poi, ‘Pasolini, questo è Ninetto’. Mi guardò con aria angelica. È stata una persona che mi ha dato sicurezza, un incontro speciale, di grande impatto”.
L’eredità del maestro
Qual è il messaggio che Pasolini ha lasciato?
“Pasolini ha lasciato un messaggio importante. Ovvero, la vita stava cambiando, la gente si stava lasciando strumentalizzare, si stava facendo catturare dal sistema consumistico. Tutto questo Pasolini l’ha detto ed è verificabile. Le persone non sono riuscite a cogliere questo messaggio, non l’hanno compreso, perché in qualche modo tutti quanti ci siamo lasciati trasportare dalla sete consumistica perdendo di vista l’aspetto essenziale dell’esistenza”.
Pasolini è stato strappato alla vita da una morte tragica. Quanto questo lutto ha segnato il suo percorso di vita?
“Molto. Pasolini è uno di quei personaggi che nascono ogni cento anni. Un nuovo Pasolini non esisterà mai più. La mancanza di un uomo come lui è stata una grande perdita per tutti, non solo per me”.
Cosa sognava di fare da grande?
“Non avevo sogni. Il mio unico pensiero era quello di lavorare, aiutare la famiglia, perché la mia famiglia è stata molto disagiata. Perciò non contava sognare, bisognava lavorare e aiutare in casa”.
C’è un aneddoto che può descrivere l’essenza di Pasolini?
“Non c’è un aneddoto solo. Io e lui siamo stati amici per tredici anni, è stato tutto un aneddoto. Con lui era un divertimento fare qualsiasi cosa. Quando non eravamo nel set, facevamo dei viaggi, lo accompagnavo a fare delle conferenze, oppure quando facevamo i film andavamo in giro a cercare personaggi particolari, a fare i sopralluoghi”.
Ma l’essenza di Pasolini qual è?
“Non c’è un particolare, con Pier Paolo è stato tutto speciale”.
Ci sono nuovi Pasolini oggi?
“Non credo proprio. Non c’è più la sua capacità di persona, di presenza, di cultura, di coraggio. Purtroppo, anche se oggi c’è qualche poeta, qualche scrittore bravo non hanno la sua forza, la sua capacità”.