Sonia Bruganelli, parla il medico che le ha tolto il neo
In esclusiva a Novella2000 parla il professor Di Pietro, il medico che ha tolto il neo di Sonia Bruganelli
Sonia Bruganelli ha tolto il neo che catalizzava l’attenzione sul suo viso. Abbiamo intervistato il professor Di Pietro che l’ha operata, per parlare di estetica e prevenzione.
Parla il medico di Sonia Bruganelli
Alla fine Sonia Bruganelli ha deciso: si è fatta togliere dal labbro il grande neo che catalizzava l’attenzione, prendendosi la scena anche a discapito dei luminosissimi occhi azzurri. Era una pallina diventata per lei troppo ingombrante per essere trascurata, e così è intervenuta rivolgendosi a un’autorità della dermatologia in Italia, il professor Antonino Di Pietro, direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis di Milano, e considerato il padre fondatore della dermatologia plastica.
Professor Di Pietro, Sonia Bruganelli l’ha ringrazia pubblicamente con un post su Instagram, dunque non sveliamo niente di riservato chiamandola per approfondire la questione.
«E Sonia non è stata l’unica. Un paio di anni fa, anche Filippa Lagerback si è tolta un neo, e l’ha detto in diretta a Che tempo che fa. Aveva approfittato delle vacanze di Natale per fare l’intervento, e quando è tornata in studio, sollecitata da una battuta di Luciana Littizzetto, ha raccontato di aver fatto l’intervento, lo stesso di Sonia Bruganelli».
Senza entrare in dettagli personali delle sue pazienti, quando è il caso di togliere un neo?
«Le ragioni per togliere un neo possono essere due: estetica, se il neo è in una posizione che dà disagio alla persona; oppure medica, se è un neo che può degenerare in melanoma, cioè un tumore della pelle. Sia Sonia sia Filippa hanno fatto una scelta estetica, essendo i loro nei in un punto molto visibile, ma non si trattava di nei che potessero impensierire dal punto di vista medico».
Quali nei devono essere controllati con più attenzione?
«I nei vanno sempre controllati tutti. Ma generalmente quelli che possono destare allarme sono nei pianeggianti, che sembrano macchioline della pelle. I nei fibromatosi, che si presentano come escrescenze, spesso sul volto, a volte anche pelosi, difficilmente degenerano in melanomi. Possono essere antiestetici e dare disagio psicologico, e per questo si possono togliere. Ribadiamolo: un neo che non piace può essere tolto, un neo che degenera in melanoma deve essere tolto».
E la vecchia credenza secondo cui i nei non andrebbero mai toccati?
«È una vecchia credenza, appunto. Decenni fa non si avevano né la stessa sensibilità per la prevenzione né le stesse conoscenze di oggi. Ci si preoccupava dei nei solo quando questi diventavano sanguinolenti. A quel punto si interveniva per toglierli, ma era troppo tardi, perché il melanoma era già in forma avanzata, si erano già diffuse metastasi nel corpo, e dunque il paziente moriva per tumore agli organi vitali. Si collegava il decesso all’intervento al neo, ma in realtà l’errore era non essere intervenuti prima».
Come si fa prevenzione, oggi?
«Dopo i trent’anni è bene far controllare i nei da un bravo dermatologo almeno una volta all’anno. Il medico esperto sa riconoscere quelli che vanno tolti. Con un esame dermatoscopico si vede la pelle ingrandita, e si possono anche individuare eventuali irregolarità sotto lo strato superficiale. Il melanoma è un tumore per il quale si può davvero fare prevenzione, perché nasce in superficie, dove con controlli costanti e non invasivi è facile vederlo ed estirparlo prima che si diffonda in profondità».
Avere in famiglia qualcuno che ha sviluppato un melanoma, aumenta il rischio di svilupparlo?
«Quando ho iniziato a fare il dermatologo, 40 anni fa, mi sono posto questa domanda. Ho seguito nel corso della mia carriera tante famiglie, e devo dire che a oggi non ci sono evidenze di familiarità nel melanoma».
La rimozione di un neo è un intervento complesso?
«In generale no, ma le tecniche cambiano a seconda del tipo di neo che si vuole asportare».
In che senso?
«Se si tratta di un intervento su nei fibromatosi sporgenti, come nel caso di Sonia Bruganelli e Filippa Lagerback, per intenderci, si può usare il laser. Questi, che scientificamente si chiamano nei di Miescher, possono essere paragonati a una ciliegia candita poggiata su una torta di panna. Con il laser si rimuovono facilmente, e il laser coagula direttamente la pelle sottostante. In pratica si forma subito una crosticina e nel giro di una decina di giorni sparisce tutto. Al massimo resta una minuscola cicatrice, simile a quelle che possono essere lasciate dalla varicella».
E nel caso di nei da togliere per ragioni mediche?
«In quel caso bisogna intervenire chirurgicamente, per asportare con il neo anche una parte di tessuto sano, e assicurarsi che non restino cellule tumorali nella pelle».
Ci sono zone del corpo dove è più complicato intervenire?
«Per ragioni estetiche, gli interventi sul labbro sono quelli dove il chirurgo suda di più, perché è una zona molto mobile, e perché è molto in vista. Anche il naso presenta qualche difficoltà in più, perché in quella zona la pelle è spugnosa, dunque è più probabile che resti una cicatrice, per quando sempre minima».
A cura di Massimo Murianni.