L’appello a Sergio Mattarella

Carissimo Presidente Mattarella, mi rivolgo a Lei con molta umiltà e rispetto, ma ho sentito forte il bisogno di scriverLe. Ormai, fra poco, è un anno che stiamo vivendo questa pandemia e ogni giorno mi rendo conto sempre di più che è stato un anno non vissuto, ma solo trascorso “nella speranza di…” E mentre nei primi tempi le persone erano cariche, perché ritenevano che tutto si risolvesse in breve tempo e si potesse riprendere, adesso lo sconforto regna sovrano. I sorrisi, l’allegria, tutto è venuto meno per lasciare spazio alla tristezza e a una solitudine che sembra quasi il penetrare dell’acqua nelle vie quando arriva un’alluvione!

E proprio adesso, caro Presidente, abbiamo bisogno di Lei. C’è bisogno che Lei si avvicini alle persone, comprenda appieno come stanno vivendo.

La vecchietta che cerca tra i cassonetti alla fine del mercato, l’imprenditore che non sa più cosa fare per pagare i fornitori e i dipendenti. Il ristoratore che ha deciso di chiudere per sempre la propria attività e a cinquant’anni non sa chi lo assumerà e ha i figli all’università che rappresentano il suo orgoglio. Il padre di famiglia in cassa integrazione da mesi, e non riesce a far quadrare il bilancio familiare.

Per fare scelte più semplici

Provi ad avvicinarsi e sentire come stanno vivendo. Il Papa talvolta lo fa per comprendere la crisi spirituale che attraversano i suoi fedeli, le persone semplici. Parli con loro, comprenda le loro difficoltà, i loro problemi, i loro desideri e i loro sogni.

Vedrà che le Sue scelte saranno più semplici e Le daranno quella serenità che forse ultimamente, con tutti questi problemi, ha perso. Lei è il Presidente degli Italiani. Ha accettato questa carica, e la deve vivere appieno. Relazioni, analisi, rapporti fatte da esperti o tecnici non fanno, purtroppo, respirare la situazione attuale.

Tralasci le logiche politiche, si contrapponga agli interessi di parte, pretenda il rispetto per i cittadini, respiri con loro e nelle Sue decisioni e in ogni Suo intervento si lasci guidare solo dal bene per gli italiani e per questo meraviglioso Paese.

Ricordiamoci di cosa siamo capaci

Ho iniziato a seguire sin dalla prima puntata la fiction Made in Italy, ed è stato come ritornare velocemente indietro nel tempo. Quando all’ultimo anno dell’Università di Economia e Commercio a Ca’ Foscari di Venezia ho deciso di intraprendere la grande avventura di fare una tesi sulla moda italiana. Anzi, sul prêt-à-porter che stava nascendo, e ho cercato di dargli i contorni e definirlo.

Ho iniziato scrivendo delle semplici lettere (non esisteva internet e tanto meno le mail) ai più importanti stilisti, raccontando quello che volevo fare. E subito, per primo, Vittorio Missoni, persona splendida, mi ha dato la sua disponibilità.

Rivedo ancora il mio viaggio a Sumirago, sede dei Missoni, timoroso e impacciato, ma felice di realizzare il mio sogno.

Io ho amato, amo e amerò la moda! Subito dopo il gruppo Versace mi ha dato la sua disponibilità, arrivando anche a sponsorizzarmi. Che belle le giornate passate a fianco di Santo Versace, che mi spiegava il sistema e le sue problematiche.

E poi Armani, Krizia, Ferrè, le Fendi e tutti gli altri che costituivano il prêt- à-porter italiano. Un fenomeno unico, grande, magico che ha portato l’Italia al primo posto nel mondo.

Artisti imprenditori

Ma questi stilisti non sono stati – e sono – solo dei grandi creativi, dei cultori dello stile, ma anche imprenditori. A differenza dei loro colleghi d’Oltralpe, per lo più semplici stilisti, Giorgio Armani, Gianni Versace, Ottavio e Rosita Missoni sono stati imprenditori, e hanno saputo dare concretezza alla loro creatività.

Non solo, ma hanno cercato di allargare la loro produzione anche al grande pubblico, con le linee più giovani come l’Emporio per Armani o Versus per Versace, e poi l’espandersi dei prodotti. Gianfranco Ferrè per primo ha creato un occhiale firmato quando adesso è la normalità.

Ma perché ho voluto raccontarvi tutto questo? Perché questo rappresenta gli Italiani: creativi, sognatori, ma concreti, lavoratori, imprenditori. Aspetti che solo noi abbiamo. Adesso siamo come dei cavalli imbizzarriti, che vogliono correre liberi. Abbiamo la forza e la convinzione che riusciremo a farcela, perché è quello che abbiamo sempre fatto.

Sappiamo di saper lavorare, di saper progettare, di gestire (sì, i più bravi capi cantieri sono gli Italiani). Abbiamo l’inventiva, la creatività, la storia, il senso del bello. Ma chi ci avrebbe mai fermato, se non la pandemia?

Ma vogliamo riprendere. Sì, dovremmo protestare di più ma purtroppo ormai abbiamo capito che dobbiamo credere solo in noi stessi.

Sicuramente sarà dura, ma ce la faremo anche questa volta. Anche se non bisogna perdere più tempo e attuare misure necessarie con tempestività. Le imprese, i lavoratori, le famiglie, le persone non possono sempre attendere. Gli aiuti concreti e i piani per la ripresa si devo fare subito. Basta con le farse, le beghe: le commedie vogliamo vederle solo a teatro!