Studio Resente: diamoci una svegliata
Il consueto appuntamento con gli ammonimenti di Alessandro Resente a recuperare lo spirito del passato per una maggiore qualità di vita e arte
Il modello Bialetti
Cosa c’è di meglio che iniziare la mattina, appena svegliati e alzati, con l’aroma del caffè sprigionato dall’intramontabile Moka? Un profumo che ricarica e che ogni mattina evoca mille ricordi, perché ci accompagna da sempre. È proprio guardando la mia Moka mi sono sorte queste riflessioni.
Pensate: la Moka Bialetti quest’anno festeggia il novantesimo dalla sua invenzione. L’invenzione si deve all’ingegnere Alfonso Bialetti, che prese spunto da un sistema adottato per fare il bucato dalle lavandaie, e nella forma dalle gonne svolazzanti delle donne Anni Trenta.
Un oggetto ideato nel 1933, che è ancora presente nelle nostre case e che è ancora attuale nella sua forma!
Questo fa riflettere. Adesso non assistiamo più a simili creazioni, ma soprattutto gli anni passano senza alcuna identità. Passano ma non li viviamo, non li assaporiamo.
Gli anni dell’appiattimento
Pensate: si parla degli Anni Trenta, dei Cinquanta, dei Settanta, dei Novanta, ma i due decenni dopo il Duemila non hanno una loro identità. Cosa sta succedendo, e perché?
Gli ultimi vent’anni purtroppo non hanno una caratterizzazione, una loro identità.
Se pensiamo ad esempio agli anni Ottanta – ovviamente per chi li ha vissuti -, subito ritornano alla mente una miriade di ricordi che vanno dal look alle canzoni, a come ci si divertiva. Addirittura si era coniato uno slogan che identificava il periodo: “Milano da bere”.
Ma ci sono mille aspetti che qualificano quegli anni, e così anche per altri decenni. Adesso, invece, gradatamente tutto scorre senza lasciare alcun segno. Cosa sta succedendo?
Ascoltiamo e cantiamo ancora le canzoni degli anni Sessanta, mentre del periodo 2000-2010 forse ricordiamo qualche canzone dei nostri artisti preferiti, ma nulla più.
Anni vicini, ma passati senza aver creato nulla, senza aver lasciato forti ricordi! È proprio questo ci deve far capire come stiamo vivendo. Il progresso, l’eccessiva ricerca di innovazione, hanno fatto in modo che tutto sia volatile, tutto sia effimero, e soprattutto non segni più il nostro passaggio.
La moda che va ancora
Partiamo dalla moda. La borsa Kelly di Hermès è stata creata negli Anni Trenta, e rappresenta ancora un sogno per molte donne. Il profumo Chanel n. 5 è stato lanciato nel 1921, la doppia F di Fendi è stata ideata e concepita da Karl Largefeld nel 1968. Prodotti, marchi super attuali che rappresentano ancora un desiderio. Adesso ogni anno vengono lanciati sul mercato centinaia di profumi, sia dai brand più importanti che da creatori di vario tipo. La maggior parte di essi è destinata a esaurirsi nell’arco di una breve stagione.
Ma perché? Perché non si riprende a lavorare con serietà, professionalità e rispetto del cliente. Tutto, nella maggior parte dei casi, viene fatto solo con l’obiettivo di massimizzare i guadagni! Non c’è più l’obiettivo di creare qualcosa che resti, che rimanga nel tempo. Piuttosto stiamo assistendo a uno scadimento della società, e nessuno sta facendo qualcosa.
Social e tempi effimeri
Certo, alcuni sottolineeranno che gli ultimi decenni sono stati dominati dallo sviluppo dei social, che viviamo in una società basata su Internet… Ma che ricordi lasciamo? Che segni del nostro passaggio rimangono? Tutto è destinato a esaurirsi in poco tempo.
Molto spesso manca un vero processo di costruzione. Semplicemente si gioca sull’idea o ancor di più su qualcosa di stravolgente, ma senza un vero contenuto.
Questo ormai riguarda tanti settori. Nel teatro, i pochi autori che si cimentano con nuovi testi difficilmente vengono ripresi la stagione successiva. Nel cinema, si fanno i festival, ma che film si presentano? Destinati a rimanere nelle sale pochi giorni e poi… Tutto veloce, tutto così superficiale, nulla che arricchisca e migliori.
Andando avanti così, che società futura ci potrà attendere? Cosa ci aspetta, un nuovo Medioevo? Manca la volontà di creare qualità, di ricercare il nuovo che resti per adagiarsi invece su processi atti a introdurre nel mercato prodotti, opere, canzoni caratterizzate solo dall’effimero.
Pensate quello che succede anche nel settore dell’arte, dove doveva dominare l’emozione. Invece adesso si decantano opere che di artistico non hanno nulla, e che decine di critici osannano solo per il significato! Ma quale significato?! L’opera deve essere bella, per quello che vuole trasmettere!
Politiche sociali sbagliate?
Certamente, oltre al progresso hanno influito in questa situazione le politiche sociali attuate negli ultimi anni, tutte incentrate su un falso perbenismo e non tutelando la nostra identità, la nostra storia, il nostro essere.
Pensate anche alle politiche per la natalità. Cosa è stato fatto? Quanti asili pubblici si sono aperti? Che scelta è stata fatta a livello di assegni familiari? E ci si lamenta che non nascono bambini… e per questo è importante il ruolo delle famiglie degli immigrati.
Ma gli ultimi governi cosa hanno fatto per incentivarle? Quante risorse sono state tolte per favorire l’immigrazione a scapito di politiche familiari a favore degli Italiani?
I vari Governi, ad iniziare da Monti, cosa hanno investito per la famiglia? Certo lui aveva una visione più ampia, l’europeista… ma esistono gli Italiani!
Purtroppo, queste mancate scelte hanno creato tale disagio, questa mancanza di ricordi, di identificazione, che ci sta portando verso un appiattimento generale.
Fermiamoci tutti un attimo a riflettere, riprendiamo in mano la nostra identità, cerchiamo di ritornare agli elementi che sono alla base del nostro essere, lavoriamo sul concetto di qualità, operiamo per la ricerca del Bello come abbiamo sempre fatto nel passato, ed eliminiamo tutto quel mondo – dalla TV alla moda al design – basato su concetti che non hanno nulla a che fare con la bellezza, il buon gusto e soprattutto la professionalità!
a cura di Alessandro Resente