Covid è complessità

Nei giorni scorsi ho letto i dati forniti dall’INPS, nei quali viene evidenziato che nel decennio 2020-2029 avrà un risparmio di 11,9 miliardi di euro come conseguenza dei decessi da Covid degli over 65. Un dato che purtroppo nasce da tanto dolore e da tante lacrime. Quante persone ci hanno lasciato a causa di questo virus maledetto, che nella quasi totalità dei casi non ha permesso, consentito un saluto, un abbraccio, un bacio a questi cari che ci lasciavano! Il dolore di chi è rimasto difficilmente è superabile, a pensare i propri cari avvolti in un sacchetto nero di plastica.

Uno dei film più belli che ho visto è stato Departures, del regista giapponese Yojiro Takita. Parlava proprio dei rispetto dei morti e della preparazione per il loro ultimo viaggio. Struggente e commovente, ha vinto anche l’Oscar. Grande insegnamento per tutti.

Sono passati più di due anni dal primo caso di Codogno. Tante parole, tante star dello schermo nuove, ma nessuno che abbia posto la giusta attenzione al dolore di chi si è visto portate via il proprio caro! Ma in questi due anni di parole, quante versioni abbiamo sentito da questi virologi e infettivologi? Ma mai che si sia fatto qualcosa per poter essere più vicino a chi era ricoverato per Covid o chi ci stava lasciando.

Si potevano fare stanze con finestre per far sentire ai propri cari l’esserci vicino. Ma poi perché non si possono vestire per l’ultimo saluto? Dai, evitiamo queste ridicolaggini che non hanno un senso concreto…

Purtroppo, con il Covid tutto è diventato più complesso. Ma senza un riscontro effettivo.

Cose assurde che dovremmo accettare ma alle quali, invece, dobbiamo opporci. Come quando per fare una visita in regime di libera professione, cioè a pagamento, mi sono recato al CUP dell’ospedale di Padova per effettuare proprio il pagamento. Con due sportelli aperti e nessun utente per procedere ho dovuto prendere il numero! Non ne ho ancora capito il perché, e neppure la signora ha saputo darmi una giustificazione. Se non: “Sono le norme Covid”.

Adesso le cose sono ulteriormente peggiorate, perché per pagare bisogna prenotare! Sempre per il Covid! Ma che norme sono, se non solo burocrazia e destinate a complicarci la vita? Vogliamo ricercare la normalità, e la prevenzione non è fatta di queste cose, anzi.

Non c’è società senza amore

Mi sembra quasi che il Covid sia diventato un mezzo per asseverare determinati comportamenti che non hanno una logica di base! Cosa sta succedendo nel settore pubblico, nella sanità? Si parla di digitalizzazione, ma prima ricreiamo rapporti, modus operandi rispettosi dell’utente… Non ci si prenota per andare al supermercato! Cosa cambia tra un CUP ospedaliero e l’afflusso a un centro commerciale?

La gestione di molte realtà e attività pubbliche si è incentrata solo su blocchi, limiti e divieti. Ma su quali basi, per esempio, la maggior parte degli ospedali, forse la totalità, ha stabilito una serie di norme severe per la visita dei ricoverati obbligando i visitatori al tampone di non più di 48 ore, e limitandola a soli 15 minuti, escludendo il sabato e alla domenica? Forse il sabato e la domenica si manifestano i contagi, oppure è l’ennesima scusa per non avere persone tra i piedi?

Quello delle visite è stato sempre un problema. Ho ancora presente le urla delle infermiere di quando, avevo 5 anni, sono stato ricoverato in ospedale! Sembrava quasi che il ritardo di pochi minuti fosse un reato. Ma l’umanità, gli insegnamenti, i valori, dove stanno andando?

Le persone ammalate, ricoverate, hanno sì bisogno delle cure sanitarie, ma hanno bisogno anche di sentire l’affetto dei propri cari, vederli e soprattutto ricevere il loro amore.

Qualcuno mi critica perché metto spesso nei miei articoli il fatto che l’amore nel senso più ampio del termine sta venendo meno. Ricordiamoci però che una società, senza questo valore, non potrà mai andare avanti.

Troppi sono i segnali in questo senso. Partiamo dalla scuola, dove il rapporto tra docente e alunni è stato sempre più irrigidito. L’aspetto umano è stato completamente annullato: non ci può essere! Ma com’è possibile? Il docente deve conoscere i propri alunni, comprenderli per poi motivarli, e creare amore per le proprie discipline. Basta con progetti che non hanno alcun valore! Cerchiamo di ripristinare quello che c’era di buono. Cerchiamo di creare persone preparate sviluppando le loro capacità, sviluppando interessi, far sì che trovino la loro strada. Che si ritorni a un vero studio!

Ritroviamo gli antichi valori

Durante la mia Università non servivano i test di ammissione, ma la selezione avveniva con i vari esami, seri, impegnativi, ma il superamento dei quali ti dava una vera gioia. Se non interveniamo immediatamente, ci avvieremo verso una società rigida, fatta solo di norme, di burocrazia, dove i rapporti umani vengono completamente annullati.

Una marea di norme, di regole, di protocolli che fanno scomparire le singole individualità a favore di una società dove tutto viene globalizzato. Certamente, come ho già evidenziato altre volte, una certa ribellione è già in atto, e l’esempio più significativo è dato dalla riscoperta dei negozi specializzati di vicinato, a scapito dei mega-supermercati.

I processi di sviluppo dei primi anni 2000 prevedevano infatti supermercati sempre più grandi. Otto, diecimila metri quadrati, con una politica di selezione dei prodotti che limitava la scelta dei clienti, permettendo così una maggiore efficienza da parte delle aziende produttrici.

Per fare un esempio, non avrei più dovuto trovare le marmellate in una varietà di gusti, ma solo tre o quattro. E questo per un periodo è stato così. Oppure, non tutte le referenze dei biscotti ma solo alcune. Invece questa strategia si è scontrata con la realtà, dove le persone hanno reagito, anche inconsapevolmente, riscoprendo i negozi specializzati che spesso lavorano con piccole aziende e offrono prodotti molto spesso artigianali.

Mai come in questo periodo, seppur dominato dalla pandemia, stanno sorgendo aziende alimentari che offrono da prodotti sott’olio a nuove confetture a sughi a creme. Un mondo di qualità e bontà che sta riscontrando un vero successo!

E allora, volendo rifletterci, cerchiamo di ritrovare quei sentimenti, quei valori, quei princìpi che sono essenziali per far crescere una società.

Le norme, le regole, le leggi devono essere stabilite considerando l’individuo, l’essere, e cercando anche di capire che lo sviluppo non sia solo rigidità, ma crei veramente una società migliore, dove tutto sia più semplice e meno complicato di come sta accadendo.

Dai si può fare!

a cura di Alessandro Resente