Le ha chiesto: «Rita, voglio tornare a casa». Vittorio Cecchi Gori sembrava quasi implorante dal suo letto del reparto dell’Ospedale Gemelli di Roma dove è stato ricoverato il giorno di Natale per un’ischemia cerebrale con complicazioni cardiache.

«Dove vuoi andare», gli ha risposto Rita Rusic. «A casa. Con te. A Miami». «Fin dai primi momenti Vittorio si è commosso quando mi ha incontrata. E’ molto provato». Con un filo
di voce, all’ingresso del Policlinico, Rita Rusic racconta il suo incontro con l’ex marito Vittorio Cecchi Gori (sono stati sposati per 18 anni). Adesso Vittorio sta meglio ed è fuori
pericolo: dopo essere stato inTerapia intensiva, è ora stato spostato nel settore di Medicina d’urgenza e al momento di andare in stampa ci rassicurano sulle sue condizioni.
La Rusic è corsa al capezzale di Cecchi Gori da Miami, dove vive da anni in una casa lussuosissima, con il figlio Mario, che lavora a Londra occupandosi di finanza, mentre la fi glia Vittoria, che fa la criminologa, è dovuta rimaner a Miami per complicanze
burocratiche.

«Erano anni che non lo vedevo», dice la Rusic, che nel 1992 ha divorziato da Cecchi Gori dopo una causa clamorosa (lei al momento della separazione chiese 2 miliardi
di lire, ma la faccenda si chiuse ragionevolmente).
Alcuni avevano accusato la Rusic di aver allontanato i figli dal marito, ma nessuno si è mai chiesto come mai i fi gli negli ultimi anni non abbiamo mai voluto riavvicinarsi. Già,
Mario e Vittoria non vedevano il padre da diversi anni: i rapporti tra loro sono sempre stati tragici e non è questa la sede per decidere di chi sia la colpa. Ogni passione è spenta. Adesso le acredini del passato sono state messe da parte per il bene di
Vittorio. Di fronte a questo dramma tutti si sono uniti.

Un dramma che stava per sfociare in tragedia e solo il caso e un bravo medico ha evitato il peggio. Vittorio Cecchi Gori si trovata il pomeriggio di sabato 24, alla vigilia
di Natale, al bar Ciampini di piazza San Lorenzo in Lucina. Era seduto a un tavolino in compagnia di un suo amico medico e del marito di Milly Carlucci. Milly voleva convincere
Cecchi Gori a partecipare come concorrente a Ballando con le stelle e aveva mandato il marito, amico di Vittorio, in avanscoperta. Mentre stavano discutendo s’è avvicinato
un amico comune, docente al Policlinico Gemelli, il professor Alfredo Pontecorvi, solo per
salutare. A quel punto il medico, per fortuna dotato di un occhio clinico eccezionale ha detto: «Ma non vedete che quest’uomo sta male? Portatelo subito al Gemelli». Anche il medico che era con lui pare non se ne fosse reso conto, tanto che non ha
chiamato un’ambulanza, ma lo ha fatto camminare fino alla sua auto.
Una volta al Gemelli, Vittorio è stato male, entrando addirittura in coma.

Il resto è cosa ormai risaputa: la sala di rianimazione, l’uscita dal coma, il risveglio con Rita Rusic e il figlio Mario accanto, sempre sostenuti da Angelo Perrone, l’agente che da sempre è legato a Rita Rusic, la quale non vedeva l’ex marito da sette anni, mentre il fi glio non incontrava il padre da tre.

Cecchi Gori, che è stato uno dei produttori cinematografici più forti al mondo, è sempre stato un uomo gentile e generoso. La prima che ha voluto sottolinearlo dopo il ricovero
è stata Valeria Marini, con la quale ha avuto una storia d’amore.
«Avremmo dovuto passare insieme il Natale proprio perché non volevo lo trascorresse da solo. E la sera della vigilia lo cercavo, ma il suo telefono era muto», ha raccontato al Corriere della sera.

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«Ai tempi in cui vivevamo a Palazzo Borghese, a Roma, Valeria organizzava tantissime feste. La casa era piena di gioia, venivano tantissimi personaggi. Devo dire grazie a lei se ho vissuto con tantissima allegria quegli anni», ci aveva confessato Vittorio con occhi
commossi per la nostalgia. Loro due sono rimasti sempre uniti da un legame profondo, anche quando tutti si sono allontanati da Cecchi Gori e lo hanno lasciato solo. Dietro
la malattia del grande produttore lo spirito piegato di un uomo che ha dato tanto al cinema e anche a chi si è approfi ttato di lui, falsi amici che non sono andati a trovarlo nemmeno in ospedale

Ci aveva accolto, un mese fa, nella sua casa romana: un attico con vista meravigliosa al quartiere Parioli. Ci aveva raccontato di aver avuto una brutta bronchite. Appena entrati in
casa ci aveva accolto con la sua solita gentilezza in camicia bianca, con 37 chili in più del solito peso ,bretelle e capelli sempre in ordine color biondo pannocchia (e lui, da sempre autoironico, ci scherzava su). Ci aveva offerto una tazza di caffè invitandoci ad ammirare il panorama dal suo grandissimo terrazzo.

«Il caffè ce lo prendiamo guardando dall’alto questa città eterna. Ormai ci vivo da cinquant’anni, da quando ho lasciato Firenze. Ma Roma, ormai, la sento mia».
Ci aveva mostrato i Premi Oscar che ha vinto nella sua carriera di produttore cinematografico (ricordiamoche ha seguito le orme di suo padre, il grande Mario Cecchi
Gori) per Il Postino, La vita è bella, Mediterraneo. «Non vi capita spesso di fare una foto con l’Oscar in mano. Approfittatene. In Italia non farò più film. Sto pensando di produrne
uno in America», ci aveva raccontato. Pur non stando bene, Vittorio non ha mai abbandonato l’idea di tornare a produrre film, che nella sua carriera sono stati circa
una novantina.

 

In fila, sui mobili, aveva altri premi: David di Donatello (più di uno),Nastri d’argento, targhe e riconoscimenti di ogni tipo. C’era persino un’automobilina, la copia della
spider de Il Sorpasso, il film con Vittorio Gassmann prodotto da suo
padre Mario. «La custodisco gelosamente», ci disse. Sulle pareti aveva tantissime foto della sua amata Fiorentina, la squadra che ha presieduto dal 1993, anno della mortedi suo padre, fino al 2002 (anno in cui è iniziata la crisi finanziaria del club).

Quando sono arrivati i problemi economici, aggravati anche dal fallimento
della Fiorentina, la prigione, ha perso tutto il suo patrimonio. Ed anche molti amici. «E’ vero, Vittorio è una persona sola», ha detto la Rusic. Ma anche lei l’ha lasciato solo, oppure è lui che si è creato il vuoto attorno? Non sempre si riesce a essere l’uomo che si vorrebbe essere. E il conto che ti presenta la vita a volte è salatissimo e non sempre prevede l’amore e l’affetto di chi ha gettato la spugna. Proprio pochi giorni prima del Natale l’avevamo chiamato per fargli gli auguri. «Vi aspetto a casa mia». Vittorio, noi di Novella 2000
siamo sicuri di venirti a trovare molto presto anche a costo di prendere un aereo fino a Miami