Vittorio Feltri scrive a Fedez: ‘Affidati a Chiara per guarire, gli altri se ne fregano’
Vittorio Feltri incoraggia Fedez ad affidarsi alla sua tempra per guarire dalla malattia, contando sul sostegno di Chiara e nessun altro
Io con la musica sono rimasto a Luciano Tajoli e a Sergio Bruni. Le chitarrate e i monologhi dei rapper mi innervosiscono, benché – lo confesso – all’inizio degli anni Sessanta abbia svolto (malamente) l’attività di pianista di pianobar. Lo facevo per guadagnare quattro soldi. Accompagnavo alla tastiera due cantanti, maschio e femmina, i quali riscuotevano, in un locale di Lecco, un discreto successo. Io, che strimpellavo, ero considerato un insulso oggetto d’arredamento. Questa premessa per dire poi che non sono innamorato di Fedez per la sua arte, che, come recitava George Orwell, è una forma di propaganda. Ma il giovanotto mi fa simpatia, perché ha la faccia tosta e afferma quel che pensa senza tentennamenti.
Quando ho appreso che gli era stato diagnosticato un tumore ho provato un profondo dispiacere, partecipando al suo dolore e alla sua tristezza avendo avuto anche io un cancrino.
Con Fedez siamo ‘compagni di sfiga’
Quando si è compagni di sfiga ci si sente uniti, uniti nella disgrazia e nella voglia di non soccombere alla malattia. So cosa frulla nella capoccia di Fedez in questo momento, dopo aver subito un intervento chirurgico. Tutti gli amici lo consoleranno con le consuete parole: “Tranquillo, andrà tutto bene, ormai la scienza è in grado di guarire chiunque”. Infatti il definito “male del secolo” è un dramma soltanto per chi ce l’ha. Per gli altri, abbastanza ipocriti, è una sciocchezza.
Chi mi conosce, e perfino i miei familiari, mi danno una pacca sulle spalle e mi esortano: “Non ti preoccuperai per una simile cazzata, stai già meglio di noi”. Non rispondo. Li prenderei a schiaffi.
Provate voi ad ascoltare il medico che ti annuncia sconsolato: “Lei ha un tumore, bisogna operare”. Cambiereste subito opinione, e a chi vi spinge ad avere fiducia porgereste volentieri uno schiaffone di quelli che arroventano la faccia.
Alla tua età, caro Fedez, si è forti e ti invito a puntare solamente sulla tua tempra per guarire. Ignora le fregnacce di chi ti circonda, che mentre ti parla si mette una mano in tasca e fa gli scongiuri. Affidati a tua moglie e ai tuoi figli, gli altri se ne fregano di te, a parte me che sono un tuo compagno di sventura.
a cura di Vittorio Feltri