Zequila l’Egiziano: l’eterno playboy oggi ha una nuova passione
L’eterno playboy Antonio Zequila ci racconta nella nuova passione per l’Egitto e non solo, mentre ha chiuso un’importante storia d’amore…
Zequila l’Egiziano. Sì, avete capito bene. Antonio Zequila si sente così, soprattutto in questo periodo.
“Ho fatto una similitudine con Sinuhe l’Egiziano, famoso film del 1954, storia di un medico innamorato di una donna che aveva dilapidato le sue ricchezze per seguirla. L’Egitto è il mio nuovo amore. Al Domina, al The Beach di Manuel Dallori, immerso nella natura, tra mare e pesce, una sorta di cocoon mi sono totalmente rigenerato e anche ringiovanito. Per me è stata una vera rinascita”.
Hai sempre amato questo Paese?
“Su di me ha sempre avuto un effetto benefico. Ho realizzato alcuni fotoromanzi con Simona Tagli, e sono in procinto di farne anche un altro. Poi ho scritto il soggetto di una fiction che vede protagonisti quattro archeologi alla ricerca di un gioiello, tra avventure e sventure di vario tipo. Io interpreto il ruolo di un Indiana Jones senza il cappello!”.
Anche in Egitto grandi feste?
“Ho rivisto il mio caro amico Umberto Smaila. C’era anche Valeria Marini. Abbiamo passato serate divertenti, tra canti e musica. Sharm è veramente meravigliosa. Mi sono anche ripreso dalla rottura del legame con la mia fidanzata. Stavamo insieme da dodici anni”.
Ora, quindi, sei tornato single?
“Single ma mai solo! Sono nato ad Amalfi, nel mio sangue ci sono i cavallucci marini e il mare. Potrei dire che mi do all’ittica e non all’ippica!”.
Quando tornerai in Egitto?
“A breve sarò a Sanremo, poi torno da Dallori al Domina a fare snorkeling, a lavorare e, perché no, a trovare anche un nuovo amore!”.
Oltre al film sul femminicidio, negli ultimi tempi hai scritto anche un libro dedicato a tuo padre che è mancato da poco. Perché questo titolo: “Gli Alberi di Giovanni”?
“Il libro, edito da Rossini, verrà presentato alla Camera dei Deputati a marzo, e ci sarà anche una grande festa a Roma e una cena al Tartarughino. Il libro è dedicato a mio padre, che aveva una grande propensione per la natura. Da Salerno, con mia madre, si era trasferito a Roma. Avevano una villa dove erano stati piantati alcuni alberi, simbolo di forza e radici sulla Terra. Come dicevano gli antichi Romani, gli alberi trasmettono l’energia dei nostri cari scomparsi e sono proprio quelli piantati da mio padre a trasmettermi il suo amore, ogni mattina, quando mi sveglio e li guardo. In una città che tra vittorie, sconfitte, viaggi, amori, lavoro, è la mia vita”.